Ed eccomi qui, come promesso, con la recensione di questo splendido romanzo di Dawn French: “La meraviglia delle piccole cose” (TITOLO ORIGINALE: “A Tiny Bit Marvellous”).
Vi avevo detto, quando ho presentato l’anteprima, che il titolo mi ispirava parecchio (e anche la copertina a essere onesta) e in effetti non mi ha deluso. Abbiamo tre voci narranti nel romanzo, tutti appartenenti alla famiglia Battle. Si tratta di una sorta di collage dei loro diari personali: abbiamo la mamma, Mo, la figlia diciassettenne, Dora, e il figlio sedicenne, Peter/Oscar.
Appena iniziata la lettura non smettevo più di ridere: dai racconti dei protagonisti veniamo a conoscere il legame e il rapporto che hanno tra di loro, cosa pensano gli uni degli altri, quali sono i problemi che possono mettere in subbuglio una famiglia all’apparenza solida nonostante i bizzarri personaggi.
Dora sta per compiere 18 anni e sembra, dico sembra, che odi la madre con tutto il cuore, come solo un’adolescente può fare. Però, se si legge tra le righe, si capisce che la sua sofferenza è più profonda di un semplice capriccio e si basa su problemi reali.
Da parte sua, Mo, essendo psicologa infantile e “quasi autrice” di un manuale sugli adolescenti, è convinta di sapere tutto di loro, ma è evidente che si preoccupa più dei suoi pazienti che dei propri figli e non si rende conto di quello che sta accadendo intorno a lei.
Peter si fa chiamare Oscar, perché ha una sorta di fissazione maniacale per Oscar Wilde ed è... gay. Però mi fa morire dalle risate, scrive in un registro aulico ricco di parole forbite, nonostante la sua età, e pensa di avere buon gusto nel vestire.
E il papà? Man mano che andavo avanti nella lettura mi chiedevo se prima o poi il papà avrebbe "parlato". In realtà, lui è un protagonista silenzioso ma assolutamente presente lungo tutto il romanzo, così come la formidabile nonna Pamela ha un ruolo importantissimo in questa pazza famiglia. Soprattutto quando Mo, alla soglia dei 50 anni, ha una crisi. Seguendo le parole della scrittrice sentiamo e palpiamo il disagio di Mo nei confronti di una vita ormai uguale e monotona, stesso tragitto per andare al lavoro, stesso uomo da più di vent’anni, finché non arriva il suo assistente, Noel, a scuoterla.
Ma .. non aggiungo di più, come al solito, anche perché sospetto che questo libro lo leggerete in molti.. o sbaglio? ^_^
Il romanzo mi è piaciuto molto, l’autrice è davvero in gamba, anche perché passa da un registro a un altro di pagina in pagina con molta facilità: dal modo di scrivere di una diciassettenne a quello di una cinquantenne, passando per quello di un adolescente che si crede Oscar Wilde! E’ favolosa!
Il modo in cui viene raccontata la storia è originale, leggiamo il punto di vista di una situazione da tutte le angolazioni e possiamo, in questo modo, farci un’opinione tutta nostra.
La lettura è scorrevole, a tratti esilarante, sottilmente ironica nonché commovente. Ah, tra l'altro, alla fine della storia sono stata piacevolmente colpita da una piccola sorpresa, che però, non vi svelerò! :P
Voglio essere onesta: l’atteggiamento di Mo, a metà del romanzo fin quasi verso la fine, mi ha lasciata un po’ perplessa, ma poi mi sono imposta di pensare che una crisi di mezz’età può succedere a tutti!
L’insegnamento che possiamo trarre da questa lettura, come tra l’altro dice il titolo, è che non dobbiamo pensare che le piccole cose, quelle che ci accompagnano tutti i giorni, debbano per forza diventare noiose, ma anzi, sono proprio i dettagli, queste piccole cose che ci danno la forza di andare avanti e dobbiamo difenderle e lottare per loro e non darle MAI per scontato.
Oscar (pagg. 97-98): “[...] non avevo dubbi e fui confortato dal fatto che la mia arguzia irrefrenabile e i miei frizzanti motti di spirito sarebbero stati il centro dell’interesse del mio caro Noel […]; “In meno dello scampanellio di una fata, ero davanti alla porta. Ora il mio battito cardiaco gridava forte e si rifiutava di tacere o stare tranquillo. Il mio cuore desiderava unirsi subito fisicamente al suo, e cercava di fuggire dal mio petto per trovarlo”.
Dora (pag. 109): “Mi fa accapponare la pelle. Perché è mia madre? […] Perché a me è toccata una madre pazza? […] Non la voglio nella mia vita, non mi interessa raccontarle le mie cose private. Non vedo l’ora di essere lontano da lei. Sono piena di odio verso di lei. La detesto”.
Mo (riferendosi a Dora, pag. 158): “[...] io non ho idea di cosa le passi per la testa in questo periodo di totale assenza di comunicazione. Mi parla solo a monosillabi e grugniti, sbuffa senza guardarmi negli occhi”.
Mo (riferendosi a Oscar, pag. 90): “[...] le sue scelte sono azzeccate: individua sempre con successo i testa di cavolo. […] Lui è un vero eccentrico e come tale è una persona unica, quindi il sistema non è al sicuro con lui".