Ciao ragazzi, come andiamo?
Oggi vorrei parlarvi di uno splendido libro che ho ricevuto in regalo tramite un giveaway organizzato da Monica di Books Land: grazie ancora Monica, e come avevi previsto il libro mi è piaciuto! ^_^
L’autrice, Giovanna Zucca, è un’infermiera che ha lavorato per anni nel reparto di neurochirurgia e ha deciso di mettere su carta le sue esperienze per paura di perderle e non ritrovarle più, come spiega nell’intervista che ha rilasciato proprio nel blog di Monica.
“Mani calde” è la storia di un legame speciale che si instaura tra un bambino, Davide, e il suo medico, il “cafone malefico” Pier Luigi Bozzi (come si evince già dalla splendida copertina). Tutti in ospedale chiamano il primario con questo appellativo, perché appare freddo, insensibile e urla contro tutti. L’arrivo di Davide in ospedale però gli cambierà la vita. Arriva in condizioni gravissime, nessuno vuole operarlo perché sembra inutile, non c’è niente da fare, ma Bozzi capisce immediatamente che quel bimbo è speciale e non può perderlo, decide perciò di operarlo. Bozzi sarà anche un cafone malefico ma le sue mani sanno fare dei miracoli. Davide sopravvive all’intervento e alla conseguente infezione, anche se è in coma. Bozzi instaura con lui un rapporto fatto di “conversazioni mentali”; il primario non riesce a spiegarsi il perché ma riesce a sentire quello che il bambino dice, pensa e chiede. Davide è sicuro che si rimetterà presto perché il cafone malefico, così lo “chiama” anche lui, ha le mani calde. Questo mocciosetto con i denti da coniglietto riuscirà a tirare fuori il meglio di Bozzi, quello che gli altri non vedono sotto la sua scorza dura e insensibile Davide riesce a vederlo ed è convinto che lui abbia sempre fatto finta di essere cattivo, ma in realtà non lo è e grazie a questo bimbo speciale Bozzi riuscirà a riprendere in mano la sua vita, ad avvicinarsi per la prima volta a sua figlia e all’amore. Come andrà a finire però quando Davide si sveglierà? Si ricorderà di tutto quello che si sono detti i due?
E’ raro avere sottomano un capolavoro simile: l’autrice è in grado di passare da un registro all’altro senza alcuna difficoltà: un momento prima è Davide che parla, il momento dopo è la mamma, poi il dottore, un momento dopo ancora interviene anche l’amante di Bozzi e il tutto si sussegue con molta semplicità e scorrevolezza, senza che il lettore si perda nei meandri di una situazione tragica ma allo stesso tempo piena di speranza. Giovanna descrive bene i sentimenti contrastanti che attanagliano i genitori di Davide e anche il mutamento interiore e di conseguenza esteriore che subisce il dottor Bozzi. Viene anche affrontato il tema del coma, su cui molto si discute e sul quale non si hanno certezze per così dire “scientifiche”. I pazienti in coma possono sentire e vedere tutto? Comunicano con noi in qualche modo? L’autrice parla di fede nell’intervista: “Io esprimo una fede. Credo che qualcosa alla coscienza arriva. Voglio credere che sia così”.
E’ un libro bello, intenso, commovente e straziante, ricco di sensazioni potenti che trascendono quasi le parole. La fine ti arriva dritta al cuore come una certezza cui Bozzi e noi lettori non possiamo sottrarci, ma forse l’autrice ci regalerà il seguito del suo primo splendido romanzo! ^_^
pag. 36: “Il dottore cattivo avvicina la sua testa verso di me, mi tocca la fronte e... ha le mani calde. Uh! Che fortuna, se ha le mani calde non può essere tanto cattivo!”
pag. 76: “Non vedo l’ora di vederlo il cafone, così gli dico che lo so che è stato lui a tirarmi fuori dal buco... Ma uno che ti vede dentro la testa ormai sa tutto di te, no? Allora non serve che gli dico le cose, perché le avrà già viste. E così lo sa che anche se lo chiamo cafone non è per niente vero”.
pag. 83: “Perché li ascoltiamo così poco i bambini? Forse loro hanno un legame diretto con Dio in quanto bambini e forse ci dicono qualcosa, ma noi non vogliamo ascoltarli”.