Buooongiornooo lo so lo so, non mi faccio sentire da un po’, chiedo venia. Sapete quando ci sono quei giorni in cui proprio non hai voglia di fare niente, nemmeno di svegliarti, o di fare le normali operazioni quotidiane, quando pensi insistentemente di cambiare vita (v. lavoro) e ti rendi conto con lucidità che non vuoi fare la segretaria per tutta la vita, insomma... quei giorni così, un po’ tristi, un po’ deprimenti... ma non preoccupatevi, la speranza è l’ultima a morire, sarà banale ma per me è proprio così, perciò eccomi qui oggi, di nuovo in vostra compagnia, per raccontarvi di un libro che ho appena finito di leggere, e che mi è piaciuto da matti dalla prima all’ultima riga!!
“A casa del diavolo” di Romano De Marco. Romano (1965) è nato e vive in Abruzzo. Nel 2009 è uscito il suo primo romanzo con la Mondadori, “Ferro e Fuoco”, collabora con diversi blog e riviste per cui scrive articoli su cinema e letteratura.
“A casa del diavolo” è il suo terzo romanzo, edito da Fanucci Editore per la collana Timecrime - Nero Italiano.
Giulio Terenzi, un promettente bancario, fidanzato con una delle donne più belle e ricche del suo paese, viene sbattuto a dirigere la banca di uno sperduto paesino delle montagne abruzzesi, Castrognano, a causa di una condotta riprovevole dovuta al suo comportamento di seduttore instancabile. Presto Terenzi si accorgerà che c’è qualcosa di strano in quel paesino quasi disabitato, il collega in pensione Rinaldi muore in un misterioso incidente d’auto, inoltre scopre anomalie sul conto della vecchia baronessa De Santis, gli abitanti inoltre sono diffidenti, maleducati e misteriosi. Carabinieri che sembrano ignorare strane coincidenze, porte sbarrate con una croce rossa disegnata sopra, un bambino che disegna persone crocifisse e sanguinanti, il nome di Satana che aleggia su quella cittadina dimenticata da Dio...
Non posso raccontarvi oltre, questo è un romanzo da leggere tutto d’un fiato, i colpi di scena si susseguono a un ritmo forsennato soprattutto nel finale, quando il lettore pensa di aver capito tutto beh, significa che non ha capito niente.
Devo essere sincera, all’inizio mi sembrava di essere stata catapultata in “Benvenuti al Sud”, un brillante impiegato che viene sbattuto in un paesino sperduto a dirigere una banca, ma a parte questa similitudine non c’è altro che accomuni le due opere.
La scrittura di De Marco è fluida, scorrevole, ritmata e ironicamente graffiante. Il protagonista è ben tratteggiato, ci immaginiamo questo trentenne con un bel fisico e un bel viso, dongiovanni impenitente che prende le cose alla leggera, senza pensare alle conseguenze, ma l’esperienza terrificante vissuta a Castrognano lo cambierà, inevitabilmente. C’è anche una protagonista femminile, Assunta, bella e ignorante che gestisce l’unico bar-ristorante del paese, sposata a un uomo che non ama e che vorrebbe fuggire da quel paesino che non le ha mai dato niente. I due carabinieri, Astolfi e Papale, sono personaggi unici, ricordano un po’ le classiche barzellette sull’arma, ma niente è quello che sembra in questo libro. Tra l’altro alcune battute in dialetto abruzzese mi hanno fatto sorridere, essendo io nata ad Ascoli Piceno (eee il mitico caffè Meletti!) e avendo parenti abruzzesi.
Le atmosfere scure e inquietanti fanno venire i brividi e alcune scene ricordano i classici film dell’orrore, forse un po’ esagerate, ma subito ridimensionate dalle battute del protagonista.
Insomma, un libro che consiglio a tutti! Forse, miei cari lettori, intervisterò l’autore, perciò rimanete sintonizzati.
Questo è il sito di Romano De Marco con informazioni sui suoi romanzi e sui suoi articoli: http://www.romanodemarco.it/index.html
Agenzia letteraria Loredana Rotundo: http://www.lrliteraryagency.com/it/libro.php?id=133&hash=97ce38d5ea029979ac0d6d12c360b570
“Alla fine arrivo. Gli ultimi quindici chilometri sono stati i peggiori. Lungo il percorso nemmeno un’anima, fatta eccezione per quell’umanoide dall’età indefinita che ha attraversato la strada al seguito di una ventina di pecore. Non si è nemmeno girato a guardarmi, come se il mio Tiguan blu metallizzato, nuovo di zecca, fosse un corpo estraneo nel contesto di questa cazzo di montagna.
Cavernicoli con le unghie sporche e l’alito avvinazzato o donne sfatte perennemente vestite di nero, che vengono a depositare e prelevare i loro spiccioli dai maledetti libretti di risparmio. Ecco cosa mi aspetta nei prossimi mesi.”
A lunedì con la rubrica The Most Beautiful Sentence!!! Buon weekend a tutti ^_^