Buongiorno a tutti!
Oggi vorrei parlarvi del fenomeno letterario del momento di nome Davide Roma. Davide, classe '81, è un autore esordiente. E’ appassionato di cinema, ha scritto diverse recensioni su questo tema nonché cortometraggi, colleziona il mitico Dylan Dog (il mio fumetto preferito ^_^) e dischi in vinile. Ha svolto diversi lavori, tra cui spicca un lavoro come autore di racconti rosa. Ha partecipato ai corsi di scrittura tenuti da Raul Montanari e attualmente frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione.
Il suo primo romanzo, edito da Sperling&Kupfer, si intitola “Il bacio di Jude”.
Prima ho accennato al fatto che Davide fosse un fenomeno, perché dico questo? Beh, il suo libro sta vendendo molto e questo mi fa davvero piacere, e in questi giorni lo possiamo anche vedere in tv, che rilascia interviste alla Rai.
Direte voi... ma dove vuole andare a parare Chiaretta? Perché c’è un ma vero? Purtroppo sì. Beh, sapete quando avete aspettative molto alte che poi vengono puntualmente deluse? Ecco, a me è successo con “Il bacio di Jude”. Avevo letto critiche entusiastiche in giro per il web, finalmente un italiano che porta in altro la nostra bandiera scrivendo un urban fantasy degno dei migliori colleghi americani. Ma.
Vediamo insieme la trama.
Il diciassettenne Jude Westwick vive in un paesino del Massachusetts, Twindale. Un paesino troppo monotono, una monotonia che spinge Jude a diventare il ribelle della scuola, fumando dove non deve, tirando scherzi al preside e facendo a botte con un compagno, il tutto anche per attirare l’attenzione della nuova arrivata, Emily. Tra i due nasce l’amore che suscita gelosia in Amber, una compagna di scuola di Jude, innamorata di lui.
Un giorno Jude e il suo migliore amico Big Head, un cervellone, vengono messi in punizione: devono trascorrere il sabato a scannerizzare vecchi giornali nella biblioteca. Ma grazie a questa punizione Jude scoprirà che in casa sua, anni prima, si era consumata una tragedia nel sotterraneo, così decide di indagare.
Jude trova il passaggio segreto e nel sotterraneo scopre, tra vecchie foto e documenti, la sua verà indentità: in lui si è incarnato il demone Shaitan il cui avvento i confratelli del Sentiero della Mano Sinistra aspettano da tempo. Anche i suoi genitori fanno parte di questa setta.
Jude scopre quindi i suoi poteri, si allena da autodidatta e racconta tutto a Emily ed Amber. Spetta però a lui una decisione importante: scegliere tra il Bene e il Male.
Lo ammetto, la storia mi aveva attratta subito. Ultimamente nutro un sempre maggiore interesse verso il fantasy e vedere che un giovane autore italiano stava riscuotendo tutto questo successo con un genere che non appartiene propriamente a noi mi ha dato la giusta spinta per leggerlo, giuro, non vedevo l’ora, presa dall’entusiasmo generale del web.
Cosa non mi è piaciuto? Naturalmente è un’opinione personalissima, ma lo stile dell’autore è troppo secco e asciutto per i miei gusti, frasi troppo brevi che spezzano il fiato e troncano la lettura rendendola poco scorrevole.
Troppi cliché americani gettati nel calderone che sicuramente denotano conoscenza del mondo americano (televisivo principalmente) da parte dell’autore, ma che saturano il romanzo: il belloccio della scuola che si deve far notare dalla ragazza nuova, la stessa ragazza nuova, il ragazzo più popolare della scuola che eccelle in tutti gli sport e ha le spalle coperte dal padre, l’uomo più ricco della città, la scazzottata per la supremazia, il gruppetto delle ragazze più glamour della scuola, gruppo di cui tutte vorrebbero far parte e chi più ne ha più ne metta. Insomma, troppo.
Quello che mi ha lasciata più perplessa è il fatto che, se si scrive un romanzo di ambientazione americana, bisogna entrare nella testa di un autore americano. Mi spiego: tu autore italiano devi pensare e scrivere come un autore americano, quindi non devi spiegare come funziona il sistema americano.
Ad esempio: John Doe. Quante volte avete sentito questo nome nei telefilm americani? Sapete quindi che con il nome John Doe si fa riferimento a persone la cui identità è sconosciuta. Se poi uno ha un minimo di curiosità va a sbirciare su internet per conoscere l’origine di questo uso, ma questa è un’altra storia.
Davide scrive: “Il nome utilizzato nel gergo giuridico statunitense [...]”, mmm secondo me c’è qualcosa che stride in questa frase, praticamente è stata riportata la definizione di Wikipedia cambiando qualche parola!
Il romanzo purtroppo finisce nel bel mezzo della storia, cosa che non amo molto, perché va bene che bisogna dare adito alla possibilità di un seguito (si tratta di una trilogia) ma almeno una parte della storia si poteva in qualche modo concludere.
Mi sono dilungata troppo, scusate! Ma vi garantisco che non è stato facile per me scrivere questa recensione (chiedete a Marianna!), però sapete che sono sincera e che scrivo quello che penso.
Sono comunque convinta che il secondo libro può soltanto migliorare perché le basi ci sono, quindi auguro un enorme in bocca al lupo all’autore!