Buongiorno miei cari lettori e buon Halloween a tutti! :D Cosa avete organizzato di bello per questa sera e per questo weekend? Mio marito e io oggi facciamo lezione di tennis, ma poi abbiamo programmato una bella passeggiata al centro di Roma, visto il tempo che sta facendo questi giorni non possiamo non approfittarne! Magari incontriamo qualche streghetta in giro per la città :P Venerdì invece dovremmo partire per andare a trovare la nonna di mio marito in quel di Caserta e domenica sera abbiamo una festa di compleanno… insomma, saranno giorni abbastanza impegnativi!
Ma veniamo a noi e al mio superfantasmagorico contest di Halloween!!
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato sebbene siano stati in pochi, ma me ne assumo la piena responsabilità: mi sono organizzata tardi e posso immaginare quanto sia difficile scrivere un racconto pauroso, vi ho messo un po’ alla prova, ma alcuni di voi hanno tentato e devo dire che sono riusciti egregiamente nell'intento! ^_^
Ecco i nomi dei racconti e dei relativi autori:
“Il fuoco della giustizia” di Ilaria http://ilaria82.wordpress.com/
“Prima dell’alba” di Jury http://jurylivorati.blogspot.it/
“Halloween… il racconto della mia Nonna” di Marianna http://tuchesaitutto.blogspot.it/
“Nessuno sceglie mai scherzetto” di Emanuele http://nientedivero.wordpress.com/
“A tenaglia” di Elle http://lospiritonellacasa.blogspot.it/
Cinque storie mozzafiato, accattivanti e ricche di suspense. Niente male davvero ragazzi! Ilaria ci terrorizza con la malefica strega che tortura Rebecca tentando di farle capire che deve rimediare ai suo sbagli; Jury invece ci racconta la storia malinconica e terribile di un incidente che tormenta e turba il sonno del povero malcapitato protagonista della sua storia; Marianna ci rende partecipi di una delle storie della nonna che riguarda in questo caso proprio la festa di Halloween, vi posso assicurare che è inquietante e commovente al tempo stesso.
Anche Emanuele ambienta la sua storia del terrore ad Halloween con un finalone a sorpresa!
Ultima ma non ultima, la cara Elle ci racconta dei dubbi della protagonista riguardo i suoi capelli: ma non lasciatevi ingannare, perché le incertezze della nostra eroina nascondono qualcosa di più che un banale dubbio amletico “li taglio o non li taglio”, vi garantisco che la fine mi ha lasciata a bocca aperta.
Okay okay basta cincischiare, vi dirò a chi va la medaglia d’oro nonché il meritatissimo premio (pensavate non ci fossero premi eh? Dubitavate di me e invece vi ho stupiti ihihih), okay basta, la smetto! Aaaaaand the Winner iiiiiiiiiiis
EMANUELE con il suo “Nessuno sceglie mai scherzetto”!!! E’ un racconto è divertente, vivace e spaventosamente ironico! Bravo Emanuele, ma devo fare i complimenti a tutti, siete stati in gamba!
Ed ecco il tanto agognato premio (in ebook):
Naturalmente il nostro caro Ema recensirà il libro in esclusiva per il mio blog, ma credo che gli darò il permesso di parlarne anche sul suo di blog ;-) troppo generosa eh? A proposito, date una sbirciatina al suo angolo di recensioni, racconti e chi più ne ha più ne metta, uno spazio decisamente originale http://nientedivero.wordpress.com/
Di seguito riporto il racconto vincitore del contest. In ogni caso chi vuole può scaricare gratuitamente il pdf di tutti i racconti che hanno partecipato, basta cliccare sul link che vedete sulla barra destra del blog.
Auguro a tutti un felice Halloween e una serena festa di Ognissanti! Vi abbraccio forte e come sempre…
ABBUFFATEVI DI PAROLE!!!
Nessuno sceglie mai scherzetto
Racconto di Emanuele Corsi
Pietruccio si guarda intorno a disagio. Il
vagone della metro è strapieno, la gente torna a casa stanca dal lavoro e
quelli che hanno la forza di alzare lo sguardo sul prossimo lo bersagliano di
occhiatine.
Nei vetri vede riflessa la sua faccia tonda,
bianca di cerone, da undicenne arrabbiato col mondo. Ma in questo momento oltre
che arrabbiato è intimorito: dagli occhi iniettati di sangue del vecchietto
seduto lì di fianco, che mastica frasi come “ai tempi miei”, “’sti giovani
bruciati”, “’sta robaccia americana”. E dagli occhi acquosi e maligni della
signora cinquantenne che lo soffoca tra seni enormi e carnosi e profumo di
vegetali marci, scuotendo leggermente la testa fresca di parrucchiere. E dagli
occhi del fighetto palestrato in giacca e cravatta che guarda i suoi abiti con
divertito disprezzo.
Pietruccio sospira. È inutile agitarsi, è
così ogni anno da quando ha deciso di vestirsi da vampiro ad Halloween. Le
risatine, i commenti sarcastici, le occhiate sprezzanti che gli ha tirato
contro quel vestitino ricavato a mano con tanta cura e (poca) precisione…
«Ma che, è Carnevale?» sussurra la signora
seduta accanto al vecchio che predica. Lui non se lo fa ripetere due volte, e
anzi alza la voce apposta per farsi sentire da mezzo vagone: «Ma quale
Carnevale, signora. Dove andremo a finire qui a forza di sciropparci tutte le
boiate che vengono dall’America. Ah, ma se fossi il padre…»
Pietruccio, se ci riuscisse, scrollerebbe le
spalle. Ne sopporta così tante, può sopportare anche questa. E nessuno lo
convincerà a rinunciare a fare dolcetto o
scherzetto? la sera di Halloween. Anche se non siamo in America, anche se
metà delle persone che incontra lo guardano male e anche se nonostante tutto –
Pietruccio fa una smorfia – scelgono sempre dolcetto.
Roba avariata, ovviamente. Cioccolatini
vecchi di mesi se non di anni. Caramelle talmente vecchie che nessuno si
ricorda più la marca. Che poi, Pietruccio i dolci manco li mangia: gli si
cariano i denti – e lui non sopporta di avere i denti cariati. Gli è successo
una volta e non vuole davvero ripetere l’esperienza. Quindi ogni volta a fine
serata lascia la sua parte agli altri – Tina e soprattutto Lello, che mangia
tutto compresa la roba ammuffita – e se ne torna a casa rimuginando sul
magnifico quanto inutile scherzetto che aveva preparato.
Toc, toc, fa Pietruccio sulla porta color
nocciola con lo zerbino giallo senape.
È tardi, saranno le nove e mezzo, i vecchi
sono già a letto, riflette lui. E quelli che stanno in piedi guardano dallo
spioncino e sprangano la porta.
«Dai, è inutile. Lasciamo stare» azzarda.
Tina è inflessibile:
«Hanno inventato il campanello. Prova il
campanello».
«Dai che magari questi hanno pure avanzi di
uova di Pasqua» rincara Lello.
Pietruccio sospira, e dà una breve
scampanellata. Lello lo sposta con una spallata e si attacca al pulsante:
«E forza! Ti credo che quand’è il
turno tuo non esce mai nessuno!»
Non è che gli altri due abbiano fatto
granché, stasera. Ma Pietruccio non lo dice: in effetti lui è l’unico che non
abbia ancora fatto uscire nessuno. Ma la zona non è il massimo: il quartiere
di Tina, di turno quest’anno, è
malfamato, e la gente è restia ad aprire agli sconosciuti. Anche quando sono
tre ragazzini.
La porta scricchiola, invece, e apre una
vecchina. Ha i capelli grigi appicciati al cranio giallo, e uno scialle verde
sulla vestaglia marrone.
«Dolcetto o scherzetto?» fa Tina, inclinando
la testa trafitta da un coltellaccio di plastica.
La vecchina strizza gli occhi e sgrana i
denti come se non capisse. Per un attimo Pietruccio si illumina: sta’ a vedere
che questa si confonde e risponde “scherzetto”.
E invece quella si riprende dopo un momento,
fruga nelle tasche lerce della vestaglia e ne estrae due manciate di torroncini
mezzi sciolti. E un sorriso marcio.
«Grande, grazie» fa il mostro di
Frankenstein, cioè Lello, appropriandosi del premio e infilandosi tutto in
borsa. «Oh, certo che se fosse per te…» sussurra poi, cattivo, all’indirizzo di
Pietruccio.
I tre ragazzini si lasciano attimi dopo, nel
cortile del palazzo. Sguardi bassi, entusiasmo zero, poca voglia di rivedersi
l’indomani. E’ andata male, stavolta, gran parte della colpa è di Pietruccio e
lui lo sa bene. Persino Tina lo guarda male.
Beh, ma la sua serata non è mica finita,
pensa mentre se ne torna mogio mogio verso la fermata della metro, il mantello
nero che strascica per terra. Si ferma di fronte a una specie di container
grigio che ha una luce accesa dietro una finestra. Questa è quella buona,
pensa. Se lo sente. Forse.
Sull’orlo della disperazione, Pietruccio
suona alla porta di fronte – che non ha nemmeno lo zerbino.
Il tizio che ne esce c’ha questa canottiera
bianca e i bicipiti che pompano sangue a ogni minimo movimento, sotto alle
svastiche tatuate. C’ha pure la vena sul collo e sulla fronte che pulsano, sarà
già arrabbiato di suo. Quando lo vede, lo squadra con la faccia di uno che ha
visto – no, non un fantasma, né tantomeno un vampiro – una chiazza di vomito
per terra. Dalla bocca distorta esce qualcosa come:
«Che c…osa vuoi, te?»
Avanti. «Dolcetto o scherzetto?»
«Ah… se sei venuto a scroccare caramelle hai
suonato alla porta sbagliata, bello. Fila via».
Pietruccio sente la salivazione aumentare
improvvisamente. Il tipo flette i muscoli delle braccia come a volerne
dimostrare la potenza. Avanti.
«Quindi scherzetto?»
«Levati dalle palle, ragazzino».
«E quindi,
scherzetto!»
«Sì, vabbe’, come ti pare!»
Pietruccio sorride, afferra il tizio per un
gomito e lo strattona. Quello rovina a terra, talmente sorpreso da non riuscire
ad aprire bocca. Poi il ragazzino vestito da vampiro sfodera cinque centimetri
autentici di canini e li affonda dentro quella bella giugulare pulsante di vita
e plasma. E succhia. Il corpo del tizio si affloscia svuotato dopo tre lunghi e
gustosissimi minuti. Pietruccio rutta.
«Era ora. Trecento anni che aspettavo,
cavolo».
- Fine -